Martedì 1° aprile 2025, presso la prestigiosa sede del CNEL a Roma, è stata presentata la ricerca “Vivere la longevità" a cura di Claudio Falasca (Centro Studi di Auser Nazionale). La conferenza è stata aperta da Renato Brunetta (Presidente del CNEL) e conclusa da Domenico Pantaleo (Presidente di Auser Nazionale); Ersilia Brambilla (Vicepresidente di Auser Nazionale) ha presieduto la sessione. Tra gli interventi segnaliamo quelli di Vanessa Pallucchi (Portavoce del Forum del Terzo Settore), Tania Scacchetti (Segretaria Generale dello Spi-Cgil) e di Daniela Barbaresi (Segreteria Cgil Nazionale).
I contenuti espressi e i vari interventi hanno sottolineato come la longevità sia uno dei fenomeni più di spicco di questi e dei prossimi anni e che le politiche sociali andranno adeguate e modificate rafforzando i servizi sul territorio. "L’aspetto che riguarda prevenzione e promozione della salute in relazione ai comportamenti individuali e collettivi, agli stili di vita e alla fruizione di cultura diventeranno fondamentali per le associazioni come Auser e per il Terzo Settore in generale - osserva Fulvia Colombini, Presidente di Auser Lombardia -. Andranno abbattuti tutti gli stereotipi sull’aging, per favorire e valorizzare il contributo degli anziani alle comunità e all’intera società. Auser da anni si impegna in tal senso, attraverso la vastissima e variegata offerta di promozione sociale, espressa dalle oltre 430 associazioni locali in Lombardia".
il comunicato stampa
“10 milioni di longevi sono volenterosi di essere partecipi della vita sociale: basta dargliene le opportunità”. Siamo in piena transizione demografica, un fenomeno globale che coinvolgerà da qui ai prossimi decenni, tutti i paesi. Si stima che nell’Unione Europea gli over 65 raggiungeranno nel 2050 i 129,8 milioni. L’Italia è il paese europeo che invecchia più di tutti e più velocemente e decresce come popolazione, l’Istat ci dice che nel 2080 saremo poco più di 46 milioni di abitanti per la maggior parte anziani con un Sud sempre più abbandonato e “vecchio”. Ma non finisce qui. Tra 20 anni quattro famiglie su 10 saranno costituite da persone sole. Entro il 2043 le persone sole con più di 75 anni saranno 4,1 milioni, di questi 3 milioni saranno donne. Nel 2040 si raggiungerà un vero e proprio picco con quasi 18milioni e mezzo di over 65. Previsioni demografiche da far tremare i polsi. A preoccupare non è solo l’invecchiamento della popolazione ma anche la ridotta natalità, un abbinamento che determinerebbe una progressiva riduzione della popolazione, cosa che sta già avvenendo. Che fare, dunque? La ricerca pubblicata da Auser a firma di Claudio Falasca, “Vivere la longevità. L’invecchiamento attivo nella transizione demografica per un welfare generativo”, presentata a Roma il primo aprile presso il Cnel, cerca di dare delle risposte. Invita in primo luogo a cambiare paradigma, a liberarsi dei luoghi comuni della “vecchiaia come un peso” e andare oltre le paure. L’allungamento della vita sta infatti facendo emergere una fascia di popolazione che in media gode di buona salute, vive una vita attiva e piena di interessi, ha relazioni sociali, fa volontariato. Come mette in evidenza la ricerca Auser c’è un grande potenziale da valorizzare, le persone longeve possono offrire un notevole contributo alla collettività e a sé stesse e vedere pienamente riconosciuto il loro ruolo sociale, oltretutto mantenere socialmente attive le persone il più a lungo possibile è una grande operazione di prevenzione e riduce al minimo il rischio di non autosufficienza. Dei circa 14 milioni di longevi del nostro paese, 10 sono volenterosi di essere partecipi della vita sociale: basta dargliene le opportunità.
Per queste ragioni è importante dare alla transizione demografica una priorità nazionale con adeguate risorse e promuovere un Piano nazionale di politiche per l’Invecchiamento Attivo, una Agenda per una longevità generativa di welfare imperniata su politiche per l’invecchiamento attivo, che coinvolga attori diversi. Superare i ritardi e attuare la legge delega sugli anziani (33/23) e il Decreto Legislativo 29/24, mettere le Regioni in condizione di elaborare i loro programmi, rendere esigibili percorsi di amministrazione condivisa. Sarebbe già un buon punto di partenza. “Ci troviamo di fronte ad una fase storica di grande delicatezza che richiede di essere governata con interventi lungimiranti, condivisi e coordinati - ha sottolineato Domenico Pantaleo, presidente di Auser nazionale, nelle sue conclusioni -. Per farlo è però necessario un cambio di paradigma che ci liberi da stereotipi che narrano la vecchiaia come un peso, come un problema. Dobbiamo riconoscere alle persone anziane il ruolo di protagoniste della vita economica e sociale e longevità una opportunità di rigenerazione del nostro sistema economico e sociale. Risorse e competenze dei longevi sono un giacimento inesplorato – ha proseguito Pantaleo - occorrono allora politiche pubbliche, azioni delle parti politiche e sociali e del terzo settore che vadano in questa direzione. Attivare insomma un circolo virtuoso affinché le persone anziane possano continuare a dare il loro contributo, mantenersi attive, riducendo in questo modo i rischi del peggioramento della salute fisica e mentale. Condizioni che subentrano con l’inattività e la ridotta socialità. Come Auser chiediamo di leggere con coraggio i segni dei tempi, senza rassegnazione e che si sviluppino politiche strutturate a sostegno della longevità e dell’invecchiamento attivo. Lo sviluppo è nella comunità, nella funzione sussidiaria, nell’interazione, nel fare insieme le scelte”.