perchè allontana le guerre
e rende le nazioni tutte sorelle.
Sia l’uomo colto e capace
affinchè con l’amicizia regni la pace.

Caro Gesù … vorrei …
Portare un fiore alla mia mamma
perché se n’è andata durante la nanna,
ma non so come fare:
dicono che non si può passare.
L’ho fatto io con le mie mani
ed è Natale già domani.
Prendine uno dal tuo giardino
e portalo a lei vicino vicino…
io lo metto nel mio presepe
accanto alla tua mamma
così si troveranno insieme
e ci canteranno la ninna nanna.

Capodanno

Mi scrive un amico…
Cerco una panchina invitante
per sedermi un istante
per non scordare il passato
e sperare un futuro più grato.
Con qualcuno accanto.
per condividere l’incanto
per sentire il calore
il battito del suo cuore
perché una lacrima e un sorriso
passan via in un mondo intriso
di bruttezze e di bellezze…
Pensa allora alle carezze
che dan sollievo a chi è giù
sarai con loro un po' più su,
l’anno nuovo che verrà
pace e bene porterà.
Fermati un istante e pensa
ma non pensare di fermarti
perché la vita è sempre intensa
e bisogna andare avanti;
fra una lacrima ed un sorriso
a cattiva sorte fai buon viso
e sii speciale per domani:
fai gli auguri a piene mani
Buon Anno Nuovo!

Primavere

Fiori di pesco
sbocciati di fresco
come l’amore
sbocciato nel cuore.
Orsù correte alla primavera
ricordo bene la mia com’era:
gagliarda e speranzosa
spumeggiante come la gazzosa
Orsù correte riempitevi d’arte
ora mi tocca giocare a carte;
se in anni la mente
racchiude le gioie
il corpo è latente
e prolunga le noie.
Rimane la pazienza
per esercitare la benevolenza
e trasmettere saggezza
ai tutori della nuova brezza.

Esperienze

Quanto amore
ho scoperto in un sorriso
nello sguardo di un bambino
nella stretta di una mano
e sentito un fuoco strano
che scaldava in quel momento
il mio cuore ormai contento.
… ho scoperto in un amico
nel momento in cui ho capito
che l’amicizia un giorno data
mai nel tempo si è incrinata.
…nel silenzio di un malato
dopo averlo accarezzato
nel vedere il suo sorriso
e una lacrima giù dal viso.
…nel valore di un silenzio
la rinuncia ad uno screzio
da dividere con chi
ogni giorno costruisce un sì.
Ed allora eccomi qui…
per dire grazie e tanti si
per non vedere sempre nero
per aver scoperto l’amore vero.

Un momento difficile

La montagna infuria
il vento sibila
tutto il corpo freme
per il gelo e la neve
l’uomo ha paura
perde la direzione
invoca un riparo
un luogo sicuro.
Sono eloquenti le orme
qualcuno le ha lasciate
danno sicurezza
ed anche la salvezza.
Una corda cinge il fianco
insieme si soffre si gioisce
una vicinanza sensibile
un cuore che capisce.
Prepariamo dunque lo zaino
è una scelta opportuna
in un momento di premura
nel momento di congiuntura.
E una piccozza come alleata
sia conforto, amica
una sicurezza antica
una preghiera data.
Una luce si intravvede
fiduciosa per chi crede
nel giorno che rinasce
una speranza di pace.

Trekking

È bello fare trekking
perché dopo c’è un meeting
una merenda dopo una caminada
un brindisi e una ciciarada.
Ognun dis la sua e qualche petegules
magari ul disnà di ier a base de pess
dovizie di ingredienti per torte e ancor di più
con savoiardi e cioccolato per fare il tiramisù
Don e omen quasi tucc pensiunaa
meritevul di svago dopu quel che han già daa
parlen anca de sciatica prostata e menopausa
però sot vuus per non aggravar el trauma.
Oggi siamo in pausa per ripusà e ragiunà
magari cun un liber e i pe’ sul sofà
senza ciaspole ramponcini e bachet
e liberi da maschere e beret.
Cunteent comunque che tanti ne em pasaa
Baci ed abbracci anca el virus lem desmentegaa.

Confidenze tra i coscritti

Maria, me fa maa un ginocc
tas lì che mi vedi pù da un occ
e mi go un dulur de schiena
e mi go ul didun che va in cancrena.
Te pruaa gli impac de malva?
fan miracul e i occ ia salva
Te pruaa a met su l’itiolo?
l’è cumee el tritolo
el fa sciupaa el bignun
e te guariset propi de bun.
Ma che pasa gli infiltraziun…
ades sun drizza cumee un bastun
perchè cun l’acqua calda e la pumada
ho guari anca l’ungia incarnada.
Ognun ga i so l’è vera
mei se serum indree di un’era?
però guardemes indree
a vedè quel chem fa ier.

In cunfidensa:
go un poo de cistite se go de fa?
dic al marì de lasat astà
e tel se el gaa l’insonia
e alura ghe ven la voglia,
dam atra a me camomilla e valeriana
el fan durmi su l’utumana.
Anca ti te ciapet el cumadin?
see, ma lasi i balet sul cumudin
invece el me marì el ga la pelagra
al me ghe fo tira giò el viagra.
L’alter dì ho truaa Carletu el pareva sturnu
alla sua etaa l’ha fini de andaa a turnu
però l’è cuntent el va cui cuscrit
mangen e beven el fan anca riit
costine salamelle frutta e tiramisù
alla faccia del colesterolo che domani andrà giù.

Infine un buon caffè con la magnesia
el te fa sugnà de ves in Malesia
oppure con una tazza di tè
ti rendi conto che sei del 43
Ognun ga i so l’è vera
però si diceva l’altra sera
de sfrutaa i mument che te ste ben
per arrivà ai 100 e minga men.

L’Aquila maggio 2015

Erano in 300mila in fila indiana
in marcia fra la gente aquilana
convenuti dal monte e dal piano
arrivati per dare una mano.
L’Abruzzo abbraccia con simpatia
questa gente che porta allegria
e non a ospiti, ma concittadini
è l’accoglienza tributata agli alpini.
Invasione gioiosa e coinvolgente
che portava via dalla mente
giorni di dolore e avversità
lasciando il posto alla solidarietà.
Crepe, muri storti che fanno impressione
lasciati in attesa di una decisione
che, quale che sia sarà tardiva
per una città un po' alla deriva.
Tavole ancora apparecchiate
libri, letti, coperte rovesciate
lasciate lì dalla fretta, dalla congiuntura
in quel frangente pieno di paura;
ora affumicate dalla polvere e un po' tristi
in attesa solo di una foto dei turisti.

Impressionante veder le opere di sostegno
con strutture in ferro e strutture in legno
un assemblaggio da esperti genieri
una progettazione da esperti ingegneri.
I più fotografati i più ammirati
i più discussi i più pettegolati
tanta bellezza e genialità
in contrasto alla desolazione e povertà
di chi ha dovuto lasciare e fuggire
e ancor oggi non vedere lire.

Paure e sofferenze svanir dal volto della gente
al passar di questa massa travolgente
e applaudire e ringraziare
vedendo l’Aquila già volare.
Anche a noi ha fatto effetto
e qualche lacrima giù nel petto
è scesa genuina e volentieri
ricordando l’affetto di ieri
e se la festa è finita
non così la vita.

Milano maggio 2019

Milan l’è un gran Milan
da Porta Cica a la Buisa
da Gorla fino al Dom
tuti bei e in divisa
ien rivaa anca dal Don.
Hanno invaso piazze e cortili
spazzato via le polveri sottili
han levato orgogli e pregiudizi
senza fare tanti comizi.
Ghe pasaa l’esercito del fare
dell’esserci e del donare
in qualsiasi uccasiun
dove sciopa un quai bignun.
Era come un fiume in piena
han riempi la Darsena e l’Arena
portando via applausi e stret de man
riconoscenti per quel che gli alpini fan.
Han sfilaa in cuntinuaziun
rappresentaven tanti naziun
han creaa tale emuziun
che dal ciel ghe vegnu giò i gutun.
O Madona piscinina
che te brilet de luntan
fa de l’Italia mingherlina
una naziun cun el coor in man.

Le nuove Tecnologie

Non si può più farne a meno:
è come rincorrere un treno
ogni dì ne cambien vuna
e a ti te gira la luna.
Tablet Smartpfone Googol e Tim
anca in bicicleta non fai più drin:
basta schiscià un butun.
Ti sentono, ti vedono anca sul water
ai curidur in pista ghe cambien ul carter
metti sul diario quello che vuoi
ma all’altro interessano i cavoli tuoi?
Povero Dante tanti libri e tanto inchiostro
cunt i minusculi scordum l’idioma nostro
gh’è pù la goma, pù ul temperin
pù la leveta che faceva clin:
basta schiscià un butun.
Adees se gira cui fiil in di urecc
ier se meteva la cufia per ul frecc;
tuti gan in man ul telefunin
dopu inciampen in del tumbin.
Go de rifà la scola guida
el tom tom el me sgrida
turna indree te sbagliaa strada
dopu el bivio gh’è la cascada.
A goo la nustalgia de ciciarà
vedes in facia per minga sbaglià
la persona e i so muviment
la sua buca e i so sentiment.
Però in fin dei cunt sem rivà fin chi
schiscia el butun e aspeta il nuovo dì.

Dubbi

Questa sera burraco
con caffè affogato
con quattro pinelle
e sei frittelle
Magari el fus vera
faria un gir in gilera
inveci me tuca sta a ca’
seduto sul sofà
Tutto fermo strade deserte
senza lavoro rimani inerte
però el te fa pensà:
perché sem rivaa fino qua?
La primavera sboccia lo stesso,
piante e fiori proprio adesso
e noi siam fermi fra le mura
senza profumi senza cultura.
Alura sem nunc chem sbagliaa
em minga asee valutaa
l’impurtanza de la natura
che si ribella se non si cura
Diceva il saggio in riva al fiume
passato il buio arriverà il lume
di saggezza, per chi vorrà
aiutare e salvare l’umanità.

Condivisione

Torna il gregge all’ovile
il sole inizia il declino
lasciati gli attrezzi nel cortile
s’accende il fuoco nel camino
Nella casa accogliente riposa,
i sentieri percorsi rivede
con la moglie affettuosa conversa
e il futuro assieme intravvede.
Fuori la tormenta schiaffeggia
con mani pungenti dal gelo;
si invoca un riparo, una cengia
un lembo di azzurro di cielo.
Bella la corda che cinge
belle le orme davanti
bella la mano che stringe
bello l’aiuto di tanti.
In vetta la Madre che tace
un contatto breve e fugace,
ha conosciuto l’amore
ha conosciuto il dolore.
Una condivisione fra terra e cielo
e in te inizia il disgelo
prendo del pane che l’amico ha portato
e dal buio un lume è spuntato.

Temporali

Sono belli i temporali
fulmini saette luci astrali
con pioggia vento e in misura
sono lo sfogo della natura
Dopo la calma ritorna il sole
fiori ed erbe ricolman le aiuole
ma ahimè nel cuore turbato
rimane un cirro ancora celato:
aumenta in volume e si gonfia
non sa dove andare e ritonfa
Gira e rigira, ma non si sfoga
perché non può e neanche una toga
sentenza può dare,
perché fra il dire e il fare
c’è la prudenza dell’agire strano
c’è la coscienza dell’essere umano
Rimane il soffrire d’amore e da soli
senza donare affetti e colori
senza chiedere, far finta di niente
camminare viver fra la gente
e aspirare che il fiore rimanga
come musa con la sua fragranza
a cui attingere ancora coraggio
e agire, se si riesce da saggio.
Notte di S. Lorenzo

Guardando le stelle col naso all’insù
sperando la mia venire quaggiù,
ti scruto ti cerco immagino il volto
bella lucente con sguardo di un colto;
un lampo di luce cadente tu sei
in alto tu vivi vicino agli Dei.
Lontano o vicino giocando scompari
poi fai capolino e torni tra i cari
corro e rincorro cercando di te
ma se più non ti vedo, sussurro ahimè!
mi sento smarrito mi manca qualcosa
come tra i fiori se manca una rosa.
La ruota di un Carro, un pezzo di Orsa
un segno qualunque che fermi la corsa
che plachi lo spirito che fermi la conta
che torni la pace nella testa ancor tonta.
Guardando le stelle col naso all’insù
mi sa che son io a dover venir lassù.

Quanti Natali

Col freddo le brine e i fossi gelati
con abiti smessi un po' rattoppati
con ceppi di legna ancora grondanti
con mamme sommesse sempre oranti
Un vecchio presepe di legno graffiato
scompare nel tempo in un albero fatato
l’attesa di un dono da Gesù Bambino
son anni ormai che non fa capolino.
Luci scintille e stelle filanti
nascondon le sfide oggi urlanti
di tempi sconnessi, di ovvie paure
di grandi incertezze e attese future.
Davanti al presepe la nostra saggezza
confida nel Bimbo e nella certezza
di un mondo migliore a cui tutti aspiriamo
e con fiato alle trombe a gran voce cantiamo:
Buon Natale!

Santo Natale

C’è un passerotto attorno al camino
ce n’è un altro vicino vicino;
scendon dal cielo batuffoli bianchi
belli leggiadri e sono tanti…
È sceso un fiocco sul loro becco,
ora vanno in cerca di un tetto;
ma la neve continua a coprire
ed è bello vedere e sentire
le voci ovattate i passi felpati
le luci soffuse gli sguardi incantati.
Viene Natale ancor ci stupisce,
anche la gioia si ingrandisce
per tutto ciò che esso cela
per tutto ciò che sempre ci svela.
Ad un altro batuffolo biondo
i Re Magi rimangon attorno
e noi portiamo a Lui doni
con la promessa di essere buoni.
La neve copre, la neve conserva
e tiene nascosto e tiene in riserva
tante brutture, ma anche germogli
di frutti futuri perché tu li cogli.

Tramonto

Bello il tramonto!
Belli i colori!
Vedere, assopire tristezze e dolori
Vedere, colmare ansie e clamori;
è solo una pausa nel nostro cammino
è solo una pausa nel nostro destino.
Sfruttiamolo dunque, guardiamolo bene
dopo di lui dormiente c’è un seme
di un giorno che spinge fa largo e ritorna
e siam ora noi color che esso adorna.

La Stella Alpina

La nas in poca tera
l’é de velù l’è propi bela
la gaa pochi pretes
la nas no in mezz ai sces
la nas tra le rocce sui spuntun
e la se cata de nascundun
Ma la perizia è di chi la coglie
l’amore e la passione di chi la porge
alla propria bella, all’innamorata
in quella fantastica serata
dove cieli e stelle giran di più
e tu non capisci cosa sei tu.
La stella alpina
È un fiore, l’è una stela
l’è de velù, l’è propi bela!
Domande…
Chi ha creato la luna e il sole
l’azzurro del cielo di intenso colore?
Chi ha vestito di fiori i campi
fulmini, saette, la luce dei lampi?
Chi dipinse il tramonto di sangue
la pioggia di un giorno che langue?
Chi scompiglia le nubi del cielo
e fa nascere nel solco uno stelo?
Chi insegna volare agli uccellini
e alla chioccia accudire i pulcini?
Chi fa nascere nel grembo il bambino
e il risveglio dell’uomo al mattino?
Sono leggi del creato
Ma io quanto ho dato?