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HOMENews"BUON LAVORO": la realtà traportata in teatro da Elisabetta Vergani e Maurizio Schmidt

"BUON LAVORO": la realtà traportata in teatro da Elisabetta Vergani e Maurizio Schmidt

11 marzo 2014

Uno spettacolo davvero interessante, “BUON LAVORO” di Farneto Teatro: si compone di monologhi, dialoghi, cori che si alterneranno in un montaggio a più voci per interrogare il presente, le storie di lavoro individuali, il mobbing, le discriminazioni, i conflitti, le attese e le speranze (soprattutto dei giovani). Il progetto di Elisabetta Vergani e Maurizio Schmidt debutterà in anteprima allo Spazio MIL di Sesto San Giovanni (via Granelli, 1 - area Carroponte; ore 21, ingresso gratuito su prenotazione - tel. 333.3378828) dal 13 al 16 marzo 2014.

Al bar o in metropolitana, sul posto di lavoro, “BUON LAVORO” è una delle frasi più usate che ci siano. Ma è davvero buono quel lavoro? “Lo spettacolo parla del senso del lavoro – si legge nella presentazione fornita dalla compagnia - , delle sue forme, di diritti, di sicurezza e di cittadinanza. Vogliamo parlare del lavoro in Italia, da quello artigiano, della tradizione, della piccola impresa, del made in Italy, a quello della grande produzione industriale passando dai settori che hanno fatto la storia lavorativa del nostro Paese a quelli più innovativi. Questo è avvenuto non a partire da considerazioni astratte ma da un’indagine reale che ha portato Farneto Teatro, da ottobre 2013 a febbraio 2014, a incontrare lavoratori e lavoratrici di diverse parti d’Italia, di diverse categorie ed estrazioni sociali”.
Il 30 aprile, a ridosso della festa del primo maggio, lo spettacolo andrà in scena al Piccolo Teatro di Milano, appuntamento più istituzionale al quale seguiranno con tutta probabilità altri due eventi dello stesso tenore a Roma e Bari. Il progetto proseguirà poi nella stagione 2014/2015 con una possibile circuitazione nelle stagioni teatrali.

“È sempre più difficile dire “BUON LAVORO” in una società dalle nuove e sempre più grandi diseguaglianze – dicono ancora i componenti della compagnia Farneto Teatro -; non è facile parlare delle paure, delle contraddizioni e delle rivalità che si generano mentre ci scambiamo quella frase. Vogliamo guardarlo davvero il lavoro, con il punto di vista di chi ne è umiliato per la sua alienazione o mancanza; ma la nostra non vuole essere solo una denuncia, bensì anche un’enunciazione. Stimolare la crescita del pensiero che un’altra via, alternativa a quella dell’oggi, è possibile; che il mercato, la finanza, lo sviluppo – i quali il più delle volte significano enormi privilegi per pochissimi e povertà, miseria e sottosviluppo per i più - possono e devono essere sostituiti con altre parole, con altri strumenti di pensiero che portino, anche attraverso l’organizzazione e l’azione collettiva del sindacato, all’umanizzazione del lavoro. Che “BUON LAVORO” diventi davvero Lavoro Buono, che le parole tornino ad avere vero senso e significato per quello che sono e dicono”.