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HOMENewsLe testimonianze dei nostri soci per "La Giornata della Memoria"

Le testimonianze dei nostri soci per "La Giornata della Memoria"

30 gennaio 2014

20 OTTOBRE 1944: IL BOMBARDAMENTO DELLA SCUOLA DI GORLA (MILANO)

Sono nato nel febbraio 1936. Il giorno del bombardamento avevo 8 anni, la tragedia di quel giorno l’ho vissuta quasi in prima persona ed è rimasta per me un ricordo indelebile che, ancora oggi, quando la racconto mi fa commuovere. In quella circostanza persi anche un amico di giochi.
Abitavo in Viale Monza, zona Turro, dove i miei genitori avevano un bar tabaccheria.
Per il pericolo dei bombardamenti in città, mi sfollarono presso una famiglia di contadini nell’Oltrepò Pavese, dove frequentai la seconda elementare.
All’avvicinarsi del fronte, i miei genitori, nel timore che venisse bombardato il ponte sul Po, mi fecero tornare a Milano, pertanto gli anni più cruenti della guerra (1943-1944) li ho vissuti in Viale Monza a circa 300 metri dal quartiere di Gorla.
Io frequentavo la scuola elementare in via Mosso a Turro, ma i miei genitori volevano iscrivermi alla scuola di Gorla, perché considerata maggiormente sicura per la locazione più periferica; inoltre, era già frequentata dal mio amico Silvano. La mia fortuna fu che, non essendoci più posti disponibili, mi iscrissero di nuova nella scuola di Turro… posso quindi considerarmi un sopravvissuto.

Avendo un negozio, quando suonava l’allarme, si facevano uscire i clienti, si chiudeva e ci si avviava a un rifugio antiaereo, che era o quello sottostante il negozio ma ritenuto poco sicuro, o lo scantinato di uno stabilimento di fronte a noi e più sicuro (era una delle prime costruzioni in cemento armato e noi potevamo utilizzarlo in quanto conoscevamo il proprietario), oppure rifugiarsi sotto il ponte del naviglio Martesana a Gorla, anch’esso unico manufatto in cemento armato.
Quel giorno, il 20 ottobre 1944, circa alle ore 11,30 suonò l’allarme e in negozio c’era un ubriaco. Quando i miei genitori riuscirono a farlo uscire suonò il secondo allarme, ciò significava che i bombardieri B24 degli anglo-americani erano già sulla città. Non avendo più tempo per andare in uno dei soliti rifugi, ci rifugiammo nella cantina sottostante il negozio.

Appena finì il bombardamento, che fece tremare tutto il nostro stabile, uscimmo in strada per vedere cosa fosse successo. Da Turro si vedeva un enorme polverone verso Gorla che invadeva tutto Viale Monza. Percorremmo a piedi il viale fino al ponte della Martesana insieme a qualche altra persona per vedere l’accaduto; arrivati sotto il ponte sull’alzaia, che costeggia il Naviglio e che qualche volta utilizzavamo anche noi come rifugio, vidi riversi i corpi di cinque o sei donne in camice bianco uccise dallo spostamento d’aria per una bomba caduta nel Naviglio a fianco del ponte. Queste donne erano le operaie della fabbrica dei cerotti Bertelli, anch’essa colpita e distrutta dalle bombe.
I miei genitori, impressionati da questi morti e avendo saputo che anche la scuola elementare di Gorla era stata bombardata, mi riportarono subito a casa con mio fratello. In seguito si seppe della strage di alunni e insegnanti, rimasti uccisi da una bomba che centrò la tromba delle scale mentre le classi uscivano dalle aule per scendere nel rifugio.

Nel pomeriggio inoltrato, davanti al negozio si fermò un motocarro con il pianale coperto da carta da pacchi. In strada uscirono i genitori del mio amico Silvano, proprietari di una drogheria di fianco al nostro bar; fu tolta la carta e sul pianale apparvero i corpicini di alcuni dei bambini morti nella scuola.
I genitori dovettero riconoscere il corpo del proprio figlio. Credo sia inutile descrivere la scena straziante che ancora oggi ho negli occhi.
Voglio solo ricordare che nel massacro di Gorla morirono 184 bambini e 20 adulti tra insegnanti e personale addetto. Alcune bombe caddero anche sullo scalo merci di Greco, avvalorando l’opinione che questo fosse il reale bersaglio dell’attacco e che la tragedia fosse dovuta all’indifferenza e alla superficialità di aviatori impreparati e non alla volontà di attaccare una scuola. La guerra continuò con altre stragi di gente inerme e indifesa, basti pensare ai campi di sterminio nazisti e alle due bombe su Hiroshima e Nagasaki che furono la prova di ciò che può fare la follia dell’uomo.

Tra questi orrori la strage di Gorla finì quasi per essere dimenticata, ma non potranno dimenticarla i genitori, i fratelli, le sorelle e gli amici che personalmente vissero e soffrirono per questa carneficina. Tutte queste persone, in seguito, hanno collaborato per la realizzazione di un volume a ricordo perenne di quanto accaduto.
Il giorno della memoria deve incoraggiarci a non far dimenticare questa strage, che deve anzi restare scolpita nella coscienza collettiva come un’inammissibile offesa alla civiltà.
Oggi, dove sorgeva la scuola, c’è il monumento ossario delle vittime di Gorla e la piazza ora si chiama Piazza Piccoli Martiri.

Giuseppe Caffulli - Volontario Auser Filo d’Argento del Meratese