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HOMENewsONLINE IL WEBINAR "CONTRASTIAMO LA VIOLENZA SULLE DONNE: L'IMPEGNO DI AUSER A 360°"

ONLINE IL WEBINAR "CONTRASTIAMO LA VIOLENZA SULLE DONNE: L'IMPEGNO DI AUSER A 360°"

01 dicembre 2020
L’intergenerazionalità, l’ascolto e la competenza come strumenti di prevenzione della violenza: Auser Lombardia, in collaborazione con il Museo MAGA di Gallarate, ha costruito su queste fondamenta il webinar “Contrastiamo la violenza sulle donne: l’impegno di Auser a 360°”, disponibile dal 1°dicembre sulle pagine facebook di Auser Lombardia e del Museo MAGA. 
“Le azioni di Auser sono fortemente centrate sui valori e stiamo allargando sempre più i nostri campi di interesse – esordisce così Fulvia Colombini, componente della Presidenza di Auser Regionale Lombardia e responsabile della Rete Auser Cultura per la Lombardia – perché per la vita di una comunità sono importanti l’accompagnamento protetto, la nostra telefonia, la consegna di spesa e farmaci tanto quanto ciò che travalica il valore dei servizi per generare valore sociale”. 

I CENTRI ANTIVIOLENZA
La capillarità delle iniziative quotidiane messe in atto dai volontari Auser anche – e soprattutto – in questo periodo di convivenza con il Covid-19 ha mostrato quanto sia forte il legame di fiducia con i cittadini; questo accade anche con un’utenza delicata quanto le donne che si rivolgono al Filo Rosa Auser: “La violenza sulle donne aumenta, ogni 15 minuti una donna subisce violenza e l’82% dei maltrattanti ha le chiavi di casa – spiega Loredana Serraglia, presidente del Filo Rosa Auser -. La nostra associazione è nata nel 2006 a Cardano al Campo, con l’impegno dell’indimenticabile sindaca Laura Prati, come sportello di accoglienza per le donne ed è cresciuto con tenacia fino alla costituzione della Rete Network Antiviolenza Ticino Olona, sostenuta da 50 comuni con a capo Cerro Maggiore e con la rete delle associazioni del territorio, e alla costituzione nel 2015 del Centro Antiviolenza Auser Filo Rosa a Legnano. Prendiamo in carica mediamente 120 casi all’anno, le segnalazioni sono molte di più”. 
Al Filo Rosa le operatrici sono tutte donne, in modo da accogliere la vittima nel contesto da lei percepito come più sicuro possibile: “L’approccio è empatico, mai pietoso – sottolinea Sandra Romano, vicepresidente di Auser Filo Rosa e referente per le attività formative -: chi arriva da noi ha bisogno di sostegno per uscire da una dipendenza, ricostruire l’autostima e avviare una vita autonoma. Per essere parte del nostro staff occorre superare una selezione attenta, non tutte le persone sopportano il carico emotivo delle storie che le vittime raccontano. Perché in futuro siano sempre meno queste situazioni, serve insegnare fin da piccoli a rispettare se stessi per rispettare gli altri. Serve far capire quando c’è un conflitto sano e quando c’è un conflitto malato. Noi andiamo nelle scuole, fin dalle elementari, a fare formazione e anche adesso lo facciamo online. È capitato tante volte, soprattutto alle superiori, che alla fine dell’incontro dei ragazzi ci prendessero da parte per chiederci aiuto, per riferirci episodi di violenza assistita sulle madri o per raccontarci di aver riconosciuto, attraverso la formazione, di vivere nella violenza”. Sì, perché la “casa dolce casa” non è sempre così dolce: “Filo Rosa Auser si occupa prevalentemente di violenza domestica e l’importante è accogliere senza giudicare, senza pensare cosa avremmo fatto noi al posto della donna che abbiamo davanti – ammonisce Antonella Manfrin, counselor e coordinatrice del Centro Antiviolenza Filo Rosa Auser -. Ha fatto quello che poteva in quel momento e con gli strumenti che aveva a disposizione. Rendersi conto di essere ascoltata in maniera empatica è il primo passo verso l’uscita dal tunnel, per una donna che si è sempre sentita dire di non valere niente. Poi viene il momento di dare un nome alle cose, usando con intelligenza le parole come chiavi per aprire la porta verso il recupero di sé. Descriviamo sempre le donne maltrattate come donne deboli, in realtà hanno tante energie che hanno usato per anni per mantenere un equilibrio precario, ma pur sempre un equilibrio; serve deviare quelle energie verso una vita indipendente e sana, in ogni senso”. 
La forza e l’intelligenza di Marisa Guarneri (fondatrice della Casa Delle Donne Maltrattate di Milano, pioniera della tutela delle donne e teorizzatrice della liberazione della donna maltrattata anche attraverso il raggiungimento dell’indipendenza economica) sono arrivate dritte al cuore di tutti: “Le donne sono abituate a sentirsi responsabili delle violenze che subiscono e devono capire due cose – ha detto la Guarneri -: anzitutto devono prendere coscienza dell’abuso per sottrarsi ad esso e poi devono rendersi conto che la violenza non è un destino. Dato che la violenza sessuale, fisica e psicologica è spesso accompagnata da quella economica, molti anni fa abbiamo fondato la cooperativa sociale “I Sei Petali” per il reinserimento lavorativo di chi usciva da un passato di violenze; fin dall’inizio abbiamo portato avanti il progetto in ottica business, coinvolgendo imprenditrici, progettiste ed esperti di marketing di alto livello. Le donne de “I Sei Petali” devono avere la consapevolezza di poter rientrare nel mondo del lavoro a testa alta e con competenze, capacità e creatività. La violenza richiede tantissimo tempo per essere veramente archiviata e per non avere segni nel confronto con l’autorità. Io so di aver visto tante donne rifiorire e riprendere in mano la vita”. 


LO SPECCHIO DELL’ARTE
La collaborazione di Auser con il Museo MAGA di Gallarate ha permesso di raccontare con il linguaggio dell’arte contemporanea cosa succede quando il corpo e l’anima di una donna diventano un campo di battaglia, come ha fatto Barbara Kruger. L’arte provoca, anche, e ci mette alla prova su quali siano davvero i nostri valori e su quanto possiamo definirci delle brave persone. Emma Zanella, direttrice del Museo MAGA di Gallarate, ha seminato molte domande in ciascuno, citando le performance “Cut Piece” di Yoko Ono e l’estrema “Rhytm 0, performance” di Marina Abramovich, che si è messa a disposizione del pubblico – in un ambiente considerato “alto”, ricordiamolo - come un oggetto, con esiti imprevedibili e scioccanti. “Ci concentriamo sul rapporto con l’altro, attraverso il corpo dell’artista – ha spiegato Emma Zanella -. Marina Abramovich ha raccontato di essersi sentita davvero violata e ha detto “Dopo sei ore di performance mi sono alzata e sono tornata a essere una donna, ma nessuno aveva il coraggio di guardarmi”. Gli stessi che l’avevano umiliata fino a un minuto prima”. Emma Zanella ha spiegato poi come ci si possa sentire in prigione in casa propria, mostrando “Cell Choisy” di Louise Bourgeois (artista con un’adolescenza molto faticosa, specialmente a causa del padre) e un’opera ambientale di Mona Hatoum (nata a Beirut da una famiglia palestinese, con la sofferenza della guerra e con l’angoscia di non vivere la dimensione della casa come un rifugio). La storica dell’arte Francesca Chiara (responsabile delle attività educative del Museo MAGA per giovani e adulti) ha illustrato una “Silueta” di Ana Mendieta, che ha vissuto l’incubo della deportazione da bambina, e un manifesto delle Guerrilla Girls ospitato alla Tate Gallery: “Le Guerrilla Girls dimostrano con la loro campagna di comunicazione quanto la donna sia presente nell’arte come passivo oggetto di contemplazione e sia quasi totalmente assente come soggetto agente - osserva Francesca Chiara -. Le artiste riflettono su violenza e sessismo dichiarando che la violenza trascende i generi e le razze e tutto quello che è privato è anche questione pubblica”. 


IL RUOLO DELLA SCUOLA E DEI SOCIAL
Come si fa prevenzione? In famiglia, sicuro, ma laddove la famiglia sia fragile diventa determinante la scuola. I professori diventano figure di riferimento e spesso professori e operatori sono le figure che aiutano a far emergere un contesto di abuso domestico o di bullismo. L’Istituto Falcone di Gallarate è un esempio virtuoso, come ha raccontato il dirigente scolastico Vito Ilacqua: “Da undici anni esiste la Commissione Pari Opportunità, voluta e resa efficace dagli ottimi colleghi che hanno diretto il “Falcone” prima di me. L’anno scorso, in accordo con Regione Lombardia, abbiamo siglato una convenzione per assicurare una linea di intervento chiamata “La scuola contro la violenza sulle donne”. Il Falcone è capofila, per la Provincia di Varese, di una rete di 24 scuole e associazioni che si chiama “D’amore non si muore”. Anzitutto, dunque, serve una mappatura di linee condivise per diffondere la cultura del rispetto, dell’uguaglianza e della solidarietà, con particolare attenzione alla violenza in famiglia”. 
A coordinare le iniziative c'è la professoressa Luisa Santoro: "Quando si eleggono i rappresentanti d'istituto, viene nominata anche la Commissione Pari Opportunità - spiega -. La prevenzione inizia a scuola e il compito di noi docenti è offrire cultura e ascolto. Cultura sul piano intellettuale e morale, certamente, unita alla cultura del ruolo dell'individuo nella società. L'ascolto non è la mission principale di un docente, ma dato che una donna su tre è vittima di violenza non possiamo fingere che non ci riguardi: noi offriamo luoghi emotivi dedicati all'ascolto, in modo che i ragazzi abbiano la consapevolezza che, se vogliono, c'è chi può dare loro una mano. Con il Filo Rosa Auser abbiamo già aiutato alcuni ragazzi e continueremo a farlo".
Al webinar hanno dato un contributo anche due straordinari ragazzi: "La violenza è come un iceberg: l'aggressione fisica è la punta, nella parte sommersa ci sono le variabili di una cultura sessista che, ad esempio, giudica una donna se vive l'amore e la sessualità in maniera autodeterminata e che umilia chi è vittima di stupro dicendo che se l'è cercata. Correggiamo anche i nostri amici, se ci accorgiamo che usano parole sessiste o se cedono agli stereotipi. I social possono essere utilizzati anche per diffondere una cultura responsabile su queste tematiche, io stessa ho iniziato a farmi domande dopo aver visto su un social il video di una ragazza di 16 anni che ne parlava", dice Martina Barba, 19 anni, studentessa di psicologia; così giovane, ha già incarichi di responsabilità nell'ambito delle pari opportunità. 
"Quando ero al liceo era normale sentire etichette poco carine messe su alcune ragazze o sapere di foto e video privati che giravano - aggiunge Luca Benetti, 23 anni, neolaureato in matematica, dottorando in statistica e computer science e consigliere comunale a Legnano - e adesso mi rendo conto che non basta accontentarsi di pensare "Io non lo dico, io non lo faccio": la società chiede un impegno concreto a ciascuno di noi per avere comportamenti esemplari, oltre a leggi adeguate, che cambino una cultura che ancora è sessista e può generare violenza".

LA VISION DI AUSER LOMBARDIA
“Quello della violenza sulle donne è un tema doloroso – dice Lella Brambilla, presidente di Auser Lombardia - e, ascoltando le testimonianze di oggi, abbiamo tutti provato un po’ di angoscia e imbarazzo insieme alla fiducia che se ne possa uscire, pur con dei segni. Auser aiuta le donne abusate e i loro figli grazie al Filo Rosa Auser e alla sensibilità di tutte le persone che compongono le nostre realtà sociali. La violenza sta nella società ed è fondamentale prenderne coscienza: Auser anni fa ha indagato le varie forme di violenza nei confronti delle persone anziane con un progetto europeo biennale intitolato “Donne contro la violenza a tutte le età”, che va ben oltre i 70 anni misurati dall’Istat. Ricordo bene le reazioni ai video che abbiamo mostrato, raccolti durante la realizzazione del progetto. C’era un rifiuto. È stato in quel momento che Auser ha fatto un ragionamento interno, costituendo il Comitato Pari Opportunità come momento di maturità per crescere insieme. La violenza nasce dalla cultura di questo paese, ancora maschilista e sessista, e il passaggio a una parità di genere non sarà indolore. Stiamo potenziando la formazione per i nostri operatori della telefonia sociale Filo d’Argento, che già ora hanno ricevuto le competenze per capire il “non detto” o per intercettare adeguatamente richieste di aiuto contro gli abusi. Procederemo sempre in un’ottica intergenerazionale e le relazioni di Auser con i luoghi dell’istruzione e della cultura saranno ancora più numerose e certamente salde”. 

• Per informazioni e approfondimenti: 
Sara Bordoni (Responsabile Comunicazione Auser Lombardia)
331/6211714 - sara.bordoni@auser.lombardia.it