HOMENews di Auser VigevanoStorie di vita all'Auser

Storie di vita all'Auser

02 ottobre 2025

• ALDO

Siamo nel mese di gennaio, in una mattina fredda con qualche fiocco di neve che tenta di scendere ma non ci riesce; Aldo il nostro volontario deve accompagnare Concetta, socia Auser ad una visita ospedaliera a Pavia. Alle 8 Aldo si presenta all’abitazione di Concetta, che lo sta già aspettando. Salita in macchina Concetta, un’anziana donna molto loquace, inizia a parlare con Aldo con un’inflessione dialettale che nonostante i tanti anni di lontananza dalla sua Sicilia non ha mai perso. Inizia così a raccontare di quando da ragazzina con i suoi si trasferisce a Vigevano, dove grazie ad una situazione favorevole il lavoro abbondava in un settore, quello calzaturiero, nel quale vi erano impiegati migliaia di lavoratori. Qui si era sposata e aveva avuto dal matrimonio ben quattro figli che purtroppo vivono lontano da lei, tranne due che pur essendo rimasti, sono costretti per lavoro a vivere da pendolari. Questa cosa la rattrista molto perché purtroppo per lei ogni qualvolta necessita di un aiuto da parte loro è costretta a rivolgersi all’Auser, che come dice lei “Dio vi benedica e grazie di esistere, perché sui miei figli non posso fare nessun affidamento in una città che non offre nessuna possibilità di lavoro per i giovani.” Aldo ascolta e sa benissimo che qui circa il 90% dei vigevanesi che lavorano sono pendolari, con dei trasporti pubblici che sono in assoluto i peggiori di tutta la penisola, costringendo i nostri ragazzi ad un’esistenza che gli impedisce quasi di avere relazioni sociali, dovendo impiegare i due terzi della giornata circa per fare 8 ore di lavoro. Nel frattempo sono arrivati all’ospedale per la visita. Aldo aspetta e quando Concetta esce risale in macchina e tornano a casa tutti e due con un grande rammarico per una situazione che vede i figli di tutti noi costretti ad una esistenza di sacrifici, dovuti essenzialmente a una politica che si disinteressa completamente della qualità della vita di tutti noi.


 GIORGIO

Una mattina presto di questa fine inverno pieno di pioggia, Giorgio 74 anni, suona al cancello di una villetta di Vigevano. Eccola: la signora che Giorgio, volontario di Auser Vigevano, accompagnerà stamattina ad una visita medica specialistica in un ospedale di Milano, già è pronta a salire. E appena seduta in macchina, libera dal cappellino e dalla ampia mantella fuori moda, la signora gli si presenta: 

 - “Mi chiamo Maria, ho compiuto 80 anni da un pezzo e sa com’è, ho un figlio ingegnere che lavora lontano… in Olanda.” 

 - “Che bello, il paese dei tulipani!” 

- “Sì sì bello, ma io sono sola e se adesso mi ammalo?” risponde Maria. 

 - “Vedrà, andrò tutto bene.” dice Giorgio. 

E per una volta ci azzecca: lo capisce dal sorriso trionfante di Maria che adesso esce dall’ospedale con gli occhi brillanti della ragazza che era e alza due dita in segno di vittoria. 

- “E anche stavolta il controllo è andato bene. Ma sai che ti dico Giorgio…” gli sussurra Maria passando allegra al tu. “Mi porti in un posto speciale?” 

Giorgio ora guida nel traffico di Milano e segue le indicazioni di Maria, e con una piccola deviazione entra in una piccola strada che si allarga in una piazzetta e sembra poesia di altri tempi. Chiude la visuale una modesta palazzina. Le finestre però sono alte e lunghe, rifinite con marmi rosati, e i vetri sono bellissimi così rifrangenti di pioggia. 

- “Sai Giorgio io ci sono nata proprio lì al terzo piano. Ho imparato a saltare alla corda e a disegnare con il gesso le caselle dei giochi… Saltavamo da una casella all’altra senza toccare terra con i piedi, se no era penitenza…” Giorgio alza gli occhi e poi li riabbassa, e dice: 

- “Ma Maria anche io qui ho vissuto qualche anno, ero già grandino avevo 6/7 anni… Poi ci siamo trasferiti a Vigevano. Mio padre aveva trovato un lavoro migliore in un calzaturificio famoso, che adesso non c’è più, come la nostra vita di un tempo… Milano, però, questa casa mi è rimasta nel cuore, con tutti i ricordi più cari, mia mamma giovane, i miei fratelli, giocavamo a guardie e ladri, eravamo scatenati. Tu, Maria, hai mai giocato a guardie e ladri?” 

- “Io no, sa ai miei tempi per le bambine era diverso, avevamo anche paura che i maschi ci tirassero le trecce e strappassero il nostro nastro… Con la mamma sarebbero stati guai…” Giorgio e Maria tornano verso Vigevano. Piove sempre, ma loro sorridono. 

- “Ci torneremo ancora, eh Maria, prima del tuo prossimo controllo. Va bene?” 

- “Sarebbe un gran bel regalo… ma tu facevi il ladro o il poliziotto?” Senza aspettare la risposta Maria torna alla sua villetta e Giorgio all’Auser. 

La sede oramai è la sua seconda casa e con gli altri volontari si sente tra amici. E bello non essere soli, anche se i turni sono fitti e la gente anziana che chiede sostegno, accompagnamento e anche quattro chiacchiere è tanta. “Abbiamo da correre pensa Giorgio, ma è bello aiutare le persone e poi adesso ho trovato una nuova amica.” Succede all’Auser di Vigevano, 1300 iscritti, che ancora sta in piedi con le sue sole forze, ahimè. Ancora oggi quando Maria chiama per un accompagnamento chiede sempre di Giorgio perché sa che avrà una giornata piacevole con bellissimi ricordi di una comune infanzia.


 GINO

Primavera 2024: Gino deve accompagnare Carla in farmacia un pomeriggio di tiepido sole. Durante il percorso di rientro Carla gli confida che sono oramai più di vent’anni che non le riesce di vedere il fiume Ticino, dove da ragazza amava recarvisi in estate per prendere il sole e fare il bagno con le amiche; mentre parlava, gli occhi le si riempivano di lacrime a stento trattenute. Gino si accorge dello stato emotivo di Carla, la guarda e le chiede: - “Signora lei ha trenta minuti di tempo?” Carla risponde: “Certamente.” 

A quel punto Gino inverte il senso di marcia e punta sulla riva del Ticino. Appena arrivati Carla scende, guarda il suo fiume e sempre con gli occhi pieni di commozione dopo aver respirato a pieni polmoni quell’aria piena di ricordi, risale sull’auto ringraziando Gino e rientra a casa con un bel carico di serenità.


 ROBERTO

Una mattina di Maggio, da parte di una RSA lomellina arriva una richiesta di accompagnamento per una coppia di anziani, da portare in ospedale a Pavia per una serie di accertamenti di routine. Roberto, il nostro volontario, sente della richiesta e si propone per il servizio. Va detto che sino agli anni prima del Covid-19 Roberto era dedicato quasi esclusivamente agli accompagnamenti presso quella struttura, e quando ha sentito che vi era ancora una richiesta dopo tanto tempo, si è proposto subito. Sale sul furgone e si avvia all’indirizzo; come arriva nel piazzale, due delle operatrici lo riconoscono e gli si avvicinano subito abbracciandolo e salutandolo con una dimostrazione di affetto che lo commuove, subito dopo gli si avvicinano altre operatrici che con altrettanto calore lo salutano e lo invitano a bere un caffè come ai vecchi tempi. Tutti gli dimostrano calore e affetto ricordando quanta disponibilità e cortesia egli abbia sempre dimostrato nei confronti loro e degli ospiti, sempre. Roberto si commuove, abbraccia e saluta tutti con la promessa che presto potrebbero rivedersi per altri servizi che sarà sua cura farsi assegnare. Risale in macchina con gli anziani e parte per la destinazione con gli occhi pieni di lacrime e il cuore gonfio di gioia.