Le Madri Costituenti
Fino al 2 giugno 1946 le donne italiane non potevano votare né
essere votate.
Quel giorno l’Italia intera fu chiamata al
voto, dopo vent’anni di dittatura fascista e guerra al nazifascismo. Il
risultato del Referendum fu il 54,3% a favore della Repubblica, l’affluenza
femminile fu altissima: quasi il 90% delle aventi diritto.
Il 25 giugno 1946 si riunì l’Assemblea
Costituente e 21 donne entrano a farne parte. Le cosiddette Madri
Costituenti rappresentavano diversi partiti: nove DC, nove PCI, due PSIUP ed
una Fronte Liberale Democratico dell’Uomo qualunque.
Provenendo da esperienze molto diverse, fecero sì che la
voce unita delle donne entrasse nelle Istituzioni per affrontare i problemi del mondo femminile.
Il
15 luglio 1946, tra i 556 eletti dell’Assemblea costituente, venne istituita
la Commissione dei 75 per redigere la Carta costituzionale. Delle 21 deputate,
cinque ne fecero parte: Maria Federici (DC), Nilde Iotti (PCI), Angelina Merlin
(PSI), Teresa Noce (PCI), Ottavia Penna Buscemi (Uomo qualunque).
Insieme ad altri 70 deputati contribuirono a introdurre il concetto di
uguaglianza tra uomini e donne “senza distinzione di sesso” che leggiamo nel
comma 1 dell’art. 3:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza,
di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali”.
E parole per l’uguaglianza fra uomini e donne
nel matrimonio: “sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi”
(art. 29, comma 2), nelle parole che tutelano
“la maternità, l’infanzia e la gioventù favorendo gli istituti
necessari a tale scopo” (art. 31), in quelle che tutelano “la
donna lavoratrice”, attribuendole “stessi diritti e, a parità di lavoro,
le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore” e stabilendo che “le
condizioni di lavoro consentano l’adempimento della sua essenziale funzione
familiare e assicurare alla madre e al bambino una speciale
adeguata protezione” (art. 37), fino a sancire la parità nella partecipazione
politica (art. 48) e nell’accesso alle cariche pubbliche (art. 51).
Da qui che si
innestano le lotte per il pieno accesso delle donne agli impieghi pubblici
(1963), al divorzio (1970), la riforma del diritto di famiglia (1975), l’aborto
(1978) a superare il delitto d’onore e il matrimonio riparatore (1981) e a
garantire la piena parità sul lavoro (2010 e 2021).
Nel corso degli anni furono
pronunciate sentenze d’importanza storica dalla Corte Costituzionale, come la
n. 126 del 1968 e la n. 147 del 1969, che cancellarono il reato di
adulterio femminile, la n. 27 del 1975 che dichiarò l’incostituzionalità del
reato di aborto o la n. 286 del 2016 che giudicò incostituzionale l’automatica
attribuzione del cognome paterno al figlio.
Finalmente il 15 febbraio del 1966 cambiano le norme contro la violenza
sessuale. Si abroga il Codice Rocco, che definiva lo stupro reato contro la
morale pubblica e il buon costume, per inserire il reato come “delitto contro
la persona”.
Si arriva poi nel 2013 alla legge 119 sul femminicidio, con l’istituzione
di reato di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela o
convivenza con la vittima di sesso femminile, con pene più severe per i reati
di maltrattamenti in famiglia, stalking e violenza sessuale.
A seguire, nel 2019 la legge 69, detta anche “Codice rosso”,
introduce importanti modifiche al Codice di procedura penale per velocizzare i
procedimenti e aumentare le tutele delle donne e dei soggetti deboli che
subiscono violenze, maltrattamenti e atti persecutori.
È ancora lungo il percorso per ottenere il
pieno riconoscimento della parità e della diversità, del diritto alla libertà
delle donne che prevenga e contrasti tutte le forme di violenza su di loro.
Oggi, con il nostro convegno/ mostra “Le donne partigiane dalla resistenza alla
Costituzione” tenuto in occasione del 25 novembre, “Giornata
internazionale contro la violenza sulle donne” ricordiamo anche l’articolo 11
della nostra Costituzione “L’Italia ripudia la guerra come strumento di
offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controverse internazionali.”
Milioni
di donne, con lotte faticose, si sono aperte la strada verso la loro
emancipazione e il cambiamento della società.
Per tutte loro possiamo e dobbiamo continuare a lottare, insieme alle
nuove generazioni per estendere i diritti sociali a tutte e tutti e oggi, più
che mai, per la pace.
Franca Andreoni – Presidenza Auser Milano
Un grazie particolare
ad Antonella Pasqualino, Stefania Angelucci e Daniela Goretti dell’Ufficio Pari
Opportunità della Provincia di Perugia che ci hanno permesso di accedere al
materiale da loro elaborato e a Cinzia Cristofori - Grafica e impaginazione -
Ufficio Sviluppo Area Vasta
Grazie al Gruppo donne
e ad Accademia - Creatività e solidarietà, che ci permettono di organizzare
iniziative sulle questioni di genere arricchite dai contributi artistici
importanti e significativi, come il ritratto di Teresa Mattei la costituente
più giovane, che dal suo volto alla locandina.