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HOMENewsAUSER BOTTICINO, LA MAGIA DI IMPARARE A SUONARE IL PIANOFORTE

AUSER BOTTICINO, LA MAGIA DI IMPARARE A SUONARE IL PIANOFORTE

31 marzo 2016
NON E’ MAI TROPPO TARDI PER… REALIZZARE UN SOGNO!

Settembre 2015: festa dell’accoglienza in Auser Villa Labus di Botticino Mattina. Un garbatissimo signore di nome Clemente, mi si avvicina e, sottovoce, mi chiede se sarà possibile imparare a suonare il pianoforte presso la nostra struttura che, da poco tempo, ha ricevuto in donazione un pianoforte da parte di Mariella, nostra preziosissima volontaria che gestisce il laboratorio di riflessologia.
L’avventura pianistico/musicale di Villa Labus parte proprio da queste due piccole ma straordinarie storie di generosità e di curiosità; è stato come assistere ad uno spettacolo pirotecnico! Lo strumento donato porta con sé una storia di ottant’anni, approda in una delle nostre sale, è trasportato gratuitamente da due splendidi ragazzi, viene curato e rimesso in vita attiva da un attempato accordatore, si appoggia con tutta la dignità del suo “essere” ad una parete della stanza che viene immediatamente denominata “sala della musica”, diventa meta di visite dei nostri associati suscitando sorrisi e commenti di approvazione a catena. Nel frattempo, un altro garbatissimo signore di nome Augusto avanza timidamente una seconda richiesta di apprendimento pianistico, pur tenendo a sottolineare che la “adultità” potrebbe essere un ostacolo, ma noi senza indugi mettiamo in dépliant l’offerta di un laboratorio aperto a tutti e intitolato “Non è mai troppo tardi…”
Bene, nell’arco di pochi giorni si presentano, oltre a Clemente e Augusto anche Donatella, Gabriella, Elide, Fiorenza, Margherita, a cui si aggiungeranno Claudia, Rosa, Gilberto, Silvia, Patrizia, Yolanda, Laura.
Fin qui la cronaca, ora la narrazione di un’esperienza umana che rivela storie individuali, voglia di esserci, espressioni emozionali che sanno sostenere e motivare la scelta. In breve tempo il pianoforte, “im-mobile nero e anziano” apparentemente silenzioso, parla e fa parlare, vede crescere intorno a sé un gruppo solidale, gioioso, desideroso di incontro, di conoscenza e di partecipazione alla vita associativa di Villa Labus. A coperchio sollevato, i suoi tasti bianchi e neri sorridono e aspettano solo di essere stimolati da mani e dita adulte, obbediscono e rispondono alle sollecitazioni, non si lamentano degli errori e accompagnano con semplici melodie la gioia della corretta esecuzione.
Tra i partecipanti al laboratorio, si crea un forte sodalizio amicale; la sottoscritta, con la complicità dell’”im-mobile nero”, scopre che i suoi “allievi” praticano una miriade di altre attività ( dal volontariato presso altre associazioni alla frequenza di corsi di pittura, tedesco, canto corale); ha la gioia di assistere alla crescita del reciproco sostegno, della collaborazione in funzione del sapere, del dialogo individuale e di gruppo, della gioia nel “ritrovarsi” e nel condividere timori, incertezze, ma soprattutto, emozioni. Suonare o riprendere a suonare in età adulta diventa scelta consapevole, il desiderio si trasforma gradualmente in operatività che fa “sudare” ma che sa gratificare, rimette in gioco la voglia di scommettere sulle proprie potenzialità che il trascorrere del tempo non ha annullato ma ne ha solo modificato il percorso per raggiungere altre mete. Il suono sostituisce la parola, a volte ne sollecita il senso; leggere, decodificare, trasformare il segno in musica, coordinare la sequenza delle dita con lo spartito, diventano conquiste di cui appropriarsi e sfide con cui misurarsi.
E poi, diciamoci la verità; l’apprendimento non formale che altro può essere se non opportunità di condividere e vivere esperienze ? Come si realizza la crescita permanente di una persona se non nella concretizzazione di piccoli obiettivi di volta in volta focalizzati e di volta in volta solidarmente raggiunti? E’ soprattutto in virtù di tali motivazioni che l’attività pianistica individuale esercitata nel laboratorio, ha voluto ampliare i suoi orizzonti, per volontà dei partecipanti, anche attraverso l’inserimento della narrazione storica del linguaggio musicale che sfocerà in una intervista immaginaria a Ludwig van Beethoven, come frutto della discussione e della ricerca collettive. Piccoli passi per raggiungere piccole ma significanti aspettative in cui non vengono collocate ambizioni di gloria, ma semplice realizzazione di quei sogni pregressi e sepolti per molto tempo in un cassetto segreto della propria vita.

testo di Amelia Pisante (Presidente Auser Botticino)