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HOMENewsLe comunità di quartiere come bene comune: il caso di Brescia, nei quartieri di San Polo e Sanpolino.

Le comunità di quartiere come bene comune: il caso di Brescia, nei quartieri di San Polo e Sanpolino.

30 giugno 2014

Riportiamo integralmente l'articolo di Claudia Zelli, pubblicato sul sito di LABSUS (per visualizzare l'articolo originale, clicca qui)

Le nostre città, ormai da decenni, accolgono flussi migratori provenienti da diverse zone geografiche del mondo che le rendono sempre più globali, con la conseguente trasformazione delle loro aree urbane. Questo processo comporta la necessità di “rivisitare” lo stesso concetto di cittadinanza. Il progetto di Brescia “Il quartiere come bene comune. Legami comunitari, cura sociale e vivibilità ambientale a San Polo e Sanpolino” nasce proprio dall’esigenza di coinvolgere tutti i cittadini italiani e stranieri nella partecipazione ad iniziative volte a migliorare la loro città.

Il progetto Quartiere come bene comune promosso da Auser Volontariato Brescia, Acli San Polo, Anffas Brescia e UISP Brescia è sostenuto da un finanziamento della Fondazione Cariplo e dal cofinanziamento degli enti promotori. Soggetti partner sono, oltre al Comune di Brescia, le associazioni locali: Auser Terza Università della Liberetà S. Polo, Auser amici del Parco e dell’Arici Sega, Codisa Comitato difesa salute e ambiente, Lega Ambiente circolo di Brescia, Coop Sociale soggiorni Cer Onlus, Coop Turismo Cer, Parrocchia S. Angela Merici, Parrocchia Conversione di S. Paolo, Parrocchia Sante Capitanio e Gerosa, Parrocchia S. L. Gonzaga e Suore Operaie, Coop Casa, Istituto Comprensivo Brescia Est 2.

“Il progetto intende valorizzare il tessuto di relazioni già in essere nei due quartieri, agevolando, laddove esistono complessità, la comunicazione tra le persone residenti e la rete delle loro associazioni attive, contribuendo in questo modo all’apprendimento dei processi di cambiamento in atto, e di metodologie di lavoro di rete tra i soggetti capaci di consolidare esperienze e buone pratiche di coesione”, come spiega la responsabile scientifica del progetto Elisabetta Donati.

Reti di collaborazione per “coalizzare” una città: le fasi del progetto
I promotori del progetto Quartiere bene comune, avviato il 1°Febbraio 2012 nei quartieri di Brescia San Polo e Sanpolino, avrà una durata di tre anni. Sono stati scelti due quartieri con interessanti dinamiche sociali, diversa composizione demografica dei loro abitanti con la generazione più anziana che si sente parte integrante dei “primi insediamenti” ma ancora non si sente completamente integrata nei nuovi: diventa fondamentale creare una coesione sociale. Il progetto intende valorizzare quelle reti di collaborazione di cittadini attivi che con le loro esperienze possono costituire una risorsa per lo sviluppo del loro quartiere. Attingendo alle esperienze della gente comune, capendo anche quali sono le difficoltà quotidiane, la pubblica amministrazione può migliorare i suoi servizi. Quest’ultima favorisce tali reti di collaborazione, nel rispetto del principio di amministrazione condivisa, sostenendo e partecipando all’insieme delle attività previste dal progetto, mettendo a disposizione sedi e risorse umane. In particolare partecipa alle riunioni di programmazione dei gruppi di lavoro con referenti degli Assessorati coinvolti e con proprio personale.
Il quartiere diventa un bene comune di tutti i cittadini, secondo Donati: “un bene comune da far crescere con la logica della cura, dove la cura è declinata come rispetto verso l’ambiente, verso le diverse generazioni, verso la memoria del territorio, come opportunità per muoversi nel proprio quartiere ritrovando se stessi in contesti aggreganti e per creare cultura”.

Obiettivi raggiunti
In questi due anni di attività sono stati raggiunti diversi obiettivi che hanno rafforzato i legami comunitari. Tra le iniziative più interessanti vi è certamente il Polobus: un piccolo autobus, guidato da volontari, che percorre un tragitto di collegamento fra diversi luoghi del quartiere, fino ad ora non coperti dai mezzi pubblici. Il servizio, grazie all’impegno di Auser
Brescia, è gratuito e ad orari prestabiliti permette alle persone, anziane ma non solo, di muoversi da una zona all’altra del quartiere in autonomia. Interessante anche la ricerca dell’ANFFAS di Brescia “Ci siamo anche noi” volta ad individuare quali sono le problematiche che emergono per le famiglie con disabili e gli impediscono di partecipare a ciò che accade nel quartiere (la riunione in Parrocchia, l’assemblea pubblica sul trasporto, l’iniziativa di tempo libero, ecc.). Donati ci spiega che “la cura delle relazioni ha orientato una delle azioni di progetto Welfare sociale di quartiere che prevede la costituzione di un gruppo di volontari e volontarie, opportunamente formati, nel ruolo di Amico in più, che è attivo fino alla fine dell’anno, in raccordo con i servizi sociali comunali e le iniziative di volontariato nel quartiere, per essere un riferimento per le persone anziane e in condizioni di particolare fragilità personale e/o famigliare che aderiscono all’iniziativa”. È stato inoltre
“costruito” un “albero delle competenze di quartiere” orientato a promuovere negli abitanti momenti di individuazione delle proprie esperienze e abilità al fine di metterle a disposizione del quartiere. Sviluppare un quartiere significa anche riqualificare le sue aree naturali per questo le associazioni ambientaliste locali, nel settembre 2013, hanno organizzato due giorni di festa per inaugurare il progetto “Parco delle Cave”.
Lo scopo: dimostrare come possa nascere dal degrado di un’area abbandonata un nuovo parco per la città, in cui creare dei percorsi partecipati con il sostegno dell’amministrazione, di privati ma anche di cittadini attini.
Il prossimo settembre si svolgerà la seconda edizione della festa “Parco delle cave: bene comune” che avrà come filo conduttore “Imparare sempre”; “promuovere, rafforzare legami di coesione sociale: non c’è un’eredità che vale per sempre e non è un’attività di periodi speciali, è un obiettivo, una pratica da coltivare nello scorrere della quotidianità, un patrimonio da accrescere, riconoscere e salvaguardare. Per favorire crescita e coesione sociale occorre promuovere l’abitudine di imparare nel maggior numero possibile di cittadini e cittadine”. Infine tutte le associazioni del quartiere per rafforzare il loro legame hanno sottoscritto un patto: “Fare comunità imparando ad esserlo” con l’obiettivo comune di far crescere una comunità di quartiere, programmare un’agenda di iniziative di comunità e rafforzare il lavoro di rete quale esperienza di cittadinanza e partecipazione attiva.