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HOMENewsScarpe rosse in cammino, contro il femminicidio

Scarpe rosse in cammino, contro il femminicidio

23 settembre 2013

Scarpe rosse: una storia che viene da lontano.
È stata l’artista messicana Elina Chauvet a raccontare per prima,
attraverso un’invasione di calzature rosse, il fenomeno del femminicidio. Il suo progetto “Zapatos Rojos” fu realizzato per la prima volta nel 2009 a Ciudad Juárez, la città di frontiera nel nord del Messico dove è nato il termine “femminicidio” (là, infatti, a partire dal 1993, centinaia di donne vengono rapite, stuprate e uccise con totale impunità per gli assassini).

Scarpe rosse: da sempre considerate il simbolo di una femminilità gioiosa, che ciascuna donna ha voluto, vorrebbe, vuole esprimere liberamente e senza costrizioni (la danza incontrollata delle scarpette nella favola di Andersen) e che invece sempre più spesso e senza ritegno si sceglie di uccidere.

Scarpe rosse: strappate dal piede di chi avrebbe potuto portarle e che invece è stata ammazzata. Scarpe rosse che con la loro vuotezza urlano tutto lo strazio, la vergogna, la paura e la condanna di chi non può e non vuole far finta di non vedere.

La marcia silenziosa delle scarpe rosse è diventata un simbolo di protesta e di informazione in tutto il mondo. Dopo la mostra di Elina Chauvet, che ha portato nelle piazze di Milano, Genova, Lecce e Torino un'installazione dedicata alle vittime di Ciudad Juarez, altre piazze italiane hanno fatto da palcoscenico alla sfilata simbolica di scarpe rosse, che non è solo mostra, ma anche raccolta, posa e denuncia del suo significato più crudo.

“Femminicidio, una vera mattanza: ogni due giorni e mezzo una donna viene uccisa, quasi sempre da qualcuno che dichiara di amarla. Un dato agghiacciante, che sconfessa la presunzione della nostra cultura caratterizzata da un forte umanesimo. Ad essere uccise sono le nostre madri, figlie, sorelle, amiche, vicine, conoscenti; con la carnagione bianca gialla, rossa, nera; di religione cattolica, protestante, musulmana, buddista, oppure atee; donne sposate, nubili, fidanzate; donne giovani e meno giovani. Donne! ciascuna con la propria storia di violenza e di morte. Hanno pagato il prezzo più alto che si poteva pagare per avere difeso la libertà di essere individuo,
di poter dire anche un no. No a un ricatto affettivo, no a una convivenza sbagliata, no a un sesso imposto, Ora basta!”

Ecco perché noi di Auser Lombardia abbiamo accolto con partecipazione e senso di solidarietà l’invito delle donne di Auser e di Spi di San Gimignano e ci siamo impegnate a raccogliere, porta a porta, un centinaio di scarpe rosse. Non contente, sabato 21 settembre le abbiamo volute portare di persona, con i nostri mezzi, rubando un week-end alla famiglia, per dare un senso all’iniziativa toscana, “esserci” quindi, e posare le nostre scarpe sulla scalinata di una delle collegiate più belle d’Italia, vicino a quelle posate da altre persone, in un simbolico abbraccio di sorellanza e condivisione.
Lo abbiamo fatto senza clamore, convinte che non occorrevano molte parole. A parlare per noi dovevano essere le scarpe. E a chi le ha ammirate, fotografate, contate, commentate, le scarpe hanno detto molte cose.
Ma, soprattutto, hanno detto molte cose a noi donne lombarde che abbiamo colto questo momento e usato questa occasione per riflettere, ragionare, valutare e decidere come e cosa attivare per far sentire sempre più la voce delle donne di Auser su questo tema e non solo su questo.

Non è un caso, infatti, che dal 2009 abbiamo sviluppato e continuiamo a sviluppare progetti che riguardano la violenza contro le donne anziane. Non è un caso che cominciamo a pensare e a ragionare su fenomeni come la tratta e lo sfruttamento sessuale di donne e minori.

Infine, abbiamo anche scattato alcune fotografie e le abbiamo messe sul sito e su Facebook. Un modo per informare, ricordare e ringraziare le donne e gli uomini di Auser e le strutture (Ala e comprensori) che ci hanno aiutato a raccogliere le scarpe e a portarle fino a San Gimignano.

Altri appuntamenti ci aspettano.
Il primo è per il 16 ottobre, davanti a Montecitorio. E siamo certi che - come sempre - le donne lombarde non faranno mancare la loro “presenza”.
Rosa Romano (rosa.romano@auser.lombardia.it) - componente ufficio di Presidenza Auser Lombardia