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HOMENews"Tapas In Aging": la ricerca svela l’importanza delle reti sociali per invecchiare in salute

"Tapas In Aging": la ricerca svela l’importanza delle reti sociali per invecchiare in salute

27 settembre 2021
Lo studio “Tapas in Aging – Time and Places and Spaces in Aging”, condotto - prima e durante la pandemia - su oltre 400 ‘over50’ residenti in Lombardia, illustra il ruolo strategico delle relazioni sociali, dello spazio e dell’uso del tempo. I risultati sono stati presentati durante un convegno il tenuto a Milano il 24 settembre 2021

> Foto, video e file audio del convegno qui:
https://drive.google.com/folderview?id=16y6U4lDSfYsiJWao5gEvGLwGxABKw_F5


Dimmi su quante persone - in qualunque momento della tua vita - puoi fare affidamento e ti dirò come stai.
Salute, qualità di vita e benessere bio-psico-sociale, dopo una certa età, dipendono strettamente dalla presenza di una solida rete di contatti. Quel che tramite il buon senso si può facilmente intuire, oggi viene rafforzato e dimostrato dalla ricerca e da dati scientifici: chi ha una rete solida di relazioni o è parte attiva di un’associazione non solo riesce ad avere una buona percezione di salute e di benessere psicofisico e riesce a gestire più efficacemente ogni situazione, indipendentemente dalla condizione economica individuale, ma ha anche una salute migliore. Sono le persone che ci stanno a fianco a fare la differenza e non bastano dunque le relazioni parentali, amicali e di buon vicinato; per invecchiare in salute è necessario anche essere inclusi in reti territoriali e avere punti di riferimento associativi .
Sono questi i messaggi emersi da “ Tapas in Aging – Time and Places and Spaces in Aging ”, il progetto biennale (2019-2021) coordinato dall’UOC Neurologia, Salute Pubblica, Disabilità della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano in collaborazione con AUSER Regionale Lombardia e finanziato da Fondazione Cariplo e presentato oggi in convegno dedicato a Milano . I dati sono stati raccolti su un campione di 431 persone over50 residenti in Lombardia e afferenti ad Auser Lombardia come volontari o utenti ; i soggetti sono equamente divisi tra uomini (209) e donne (222), hanno un’età media di 70 anni (nello specifico, da 51 a 83 anni) e sono per la maggior parte in pensione. Le interviste sono state condotte da gennaio 2020 a giugno 2021 in presenza prima della pandemia, poi online o al telefono. Sono stati organizzati anche dei focus group per approfondire con alcuni soggetti i temi relativi al ruolo delle reti sociali, della casa, e delle tecnologie.

Dalle risposte ricevute, emerge che oltre il 60% degli intervistati riferisce di sentirsi in buona salute e le migliori autovalutazioni arrivano da chi presta servizio come volontario , quindi da chi già appartiene a una rete solida su cui poter contare. Nonostante questo, le persone che gli intervistati sentono più vicine sono in media 9, ma sono solo da 3 a 5 quelle che pensano di poter chiamare nell’ urgenza, nel momento del bisogno.
All’aumentare della solitudine, la ricerca rivela che per tutti gli intervistati diminuisce in maniera sensibile la qualità di vita e aumenta il grado di disabilità, a conferma di un dato noto e cioè del significativo impatto negativo della solitudine sullo stato di salute .
I risultati della ricerca TAPAS confermano l’importanza di appartenere a una rete sociale ; allo stesso tempo, dimostrano quanto i fattori ambientali siano fondamentali per il benessere della persona, anziana e non, anche in considerazione dei cambiamenti apportati dalla pandemia nella vita di ciascuno.

La salute in età avanzata non dovrebbe essere definita dall'assenza di malattia. L’invecchiamento in buona salute è infatti realizzabile da ogni persona. È un processo che consente a persone anziane di continuare a fare le cose che sono importanti per loro – dice la dottoressa Matilde Leonardi, coordinatrice della ricerca TAPAS e Direttore della UOC Neurologia, Salute Pubblica, Disabilità del Besta -. Da oltre 10 anni al Besta coordiniamo ricerche internazionali e nazionali sul ruolo di spazio, tempo e relazioni come determinanti di salute. I nostri progetti COURAGE, IDAGIT e ATHLOS hanno dimostrato come per invecchiare in salute sia necessario agire su questi fattori ambientali per renderli facilitatori e non barriere . Quando si tratta di salute, infatti, come dichiara anche l’OMS, non c'è nessuna persona anziana 'tipica': l'invecchiamento biologico è solo vagamente connesso con l'età della persona. La salute in età avanzata non è casuale: in alcuni casi riflette l’eredità genetica, ma spesso è influenzata proprio dall’ambiente fisico e sociale in cui la persona anziana vive. Parliamo di opportunità, di relazioni e di comportamenti. Per gli anziani intervistati in TAPAS sapere di essere inseriti in una rete associativa come Auser è stato di grande aiuto, prima e durante la pandemia, e ha evitato che si sentissero soli. Questa è la grande forza delle reti: stare in connessione con gli altri, anche grazie alle nuove tecnologie”.

Una rete solida si caratterizza per la fiducia, come quella che si stabilisce tra i volontari Auser e le persone anziane che vengono aiutate e progressivamente portate a uscire dalla solitudine: “La popolazione anziana è un capitale sociale, non può essere vista solo come sinonimo di spesa sanitaria o di assistenza sociale: ecco perché le reti sociali sono acceleratori di cambiamento e di raggiungimento degli obiettivi. Attraverso la telefonia sociale e la rete capillare dei nostri centri, Auser ha creato in Lombardia e in Italia ha un modello organizzativo straordinario per favorire inclusione e intergenerazionalità – afferma Ersilia Brambilla, Presidente di Auser Regionale Lombardia -. Un “invecchiamento in salute” deve coinvolgere tutti i livelli e i settori istituzionali, stabilendo politiche e programmi per intervenire ad esempio su alloggi senza ascensore, spazi verdi, luoghi di socialità, trasporti e mobilità a piedi: dato l’andamento demografico questo è un imperativo, non un’opzione. L’accesso alle cure, inoltre, deve essere prossimo al luogo di residenza e “domiciliarità” deve diventare la parola chiave del futuro”.

Condivide tali riflessioni anche Guido Agostoni, Presidente del Dipartimento Welfare di ANCI Lombardia: “In relazione alle due coordinate di spazio e tempo si deve sempre più esplicitare anche il ruolo dei Comuni: vicini ai cittadini e sempre presenti, in sinergia con gli altri protagonisti, dalle aziende sanitarie alle realtà del Terzo Settore anche grazie agli strumenti della co-programmazione e co-progettazione da rendere sempre più operativi con i nuovi piani di zona. Secondo questa linea il tema della domiciliarità, cioè del sostegno alla permanenza della persona anziana nel proprio nucleo e nel proprio ambito di vita, è prima di tutto un fatto di civiltà e di cittadinanza”.
All’incontro milanese è intervenuto anche Monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e della Commissione per la riforma della assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana del ministero della Salute, che ha parlato della proposta di riforma assistenziale agli anziani, consegnata di recente anche al Premier Mario Draghi. “La proposta nasce con l’intento di riportare gli anziani al centro, nelle loro case, nei quartieri, nelle periferie delle grandi città così come nelle aree a rischio di spopolamento – ha ribadito più volte Monsignor Paglia -. L’obiettivo è creare un continuum assistenziale attraverso servizi di rete sul territorio per tutti gli over 80, la categoria più a rischio di dipendenza e di solitudine. La Carta dei Diritti degli Anziani e dei Doveri della Società ribadisce e approfondisce concetti fondamentali come il rispetto della dignità della persona anche nella terza età, un'assistenza responsabile e una vita attiva di relazione. È dovere delle Istituzioni e della società evitare che l’anziano si senta isolato”.

L’obiettivo della valorizzazione della persona anziana sta molto a cuore anche all’OMS: “L’OMS ha presentato a gennaio 2021 il “Decennio per l’Invecchiamento Sano”, inaugurato con il “WHO Baseline Report on Healthy Aging”, studio mondiale sulle condizioni di invecchiamento e buone pratiche cui hanno contribuito 100 differenti organizzazioni, con 350 casi di studio in 55 paesi in tutto il mondo - ha detto la dottoressa Ritu Sadana, autrice principale del report e capo dell’Unità Invecchiamento e Salute dell’OMS, che ha partecipato in video al Convegno TAPAS -. Nel Report, TAPAS è menzionato come progetto che contribuisce alla definizione di ‘functional ability’ e l’associazione Auser, con le attività che svolge in tutta Italia per promuovere l’invecchiamento attivo, è indicata come buona pratica a livello internazionale per facilitare il raggiungimento degli obiettivi”.

Investire nella ricerca è fondamentale e, sulla scorta degli ottimi riscontri ottenuti da “ Tapas in Aging”, Fondazione Cariplo ha già accordato nuova fiducia all’Istituto Besta e ad Auser Lombardia per un ulteriore progetto, AMPEL, che verrà condotto con l’Università Bicocca e sarà avviato a breve.


  • SCHEDA DI APPROFONDIMENTO
· LO STUDIO DI “TAPAS IN AGING”
Il progetto Tapas In Aging è stato disegnato in linea con gli obiettivi del Decennio dell’Invecchiamento Sano dell’OMS che si concentrano su 5 “abilità funzionali” specifiche che tutte le persone anziane dovrebbero avere:
1. la capacità di soddisfare i bisogni quotidiani di base;
2. l’opportunità di continuare ad imparare e prendere decisioni;
3. la possibilità di muoversi all’interno del proprio ambiente di vita;
4. l’abilità di costruire e mantenere relazioni;
5. le condizioni strutturali per continuare a contribuire alla società
Lo studio di TAPAS ha utilizzato un protocollo composto da diversi strumenti che raccolgono informazioni su caratteristiche socio-demografiche, stato economico, condizione di salute, reti sociali, benessere, qualità della vita e ambiente costruito, tutti indicatori di quelle abilità funzionali che l’OMS ritiene indicatori essenziali di invecchiamento in salute.
Negli ultimi anni, l'aumento dell'aspettativa di vita in tutto il mondo ha portato ad un aumento delle malattie croniche e della disabilità e, allo stesso tempo, a una crescente richiesta di servizi sanitari e sociali a causa di una notevole preoccupazione per la gestione delle condizioni croniche e delle esigenze di cura a lungo termine.
In questo scenario, indagare il processo di invecchiamento utilizzando la prospettiva bio-psicosociale, sia le condizioni di salute della persona, sia il ruolo dell’ambiente sulla persona, è essenziale per comprendere come ridurre la disabilità e migliorare il funzionamento delle persone che stanno invecchiando. Diventa quindi essenziale osservare come queste persone trascorrono il loro tempo e come il loro ambiente fisico e sociale può costituire un facilitatore o una barriera. L'obiettivo dello studio TAPAS (Time and Places and Space) in Aging è stato quello di ottenere informazioni valide e affidabili sull'invecchiamento, nonché sui determinanti di salute e disabilità nel contesto italiano e nello specifico in Regione Lombardia, rispondendo con i propri risultati ai 5 punti dell’OMS che definiscono le abilità funzionali necessarie per invecchiare in salute.


· I RISULTATI
I risultati ottenuti mostrano infatti come le persone che possono contare su un buon supporto sociale riportino più alti livelli di qualità di vita e un miglior livello di funzionamento, secondo quanto inteso nel contesto del modello bio-psico-sociale, e come al contrario, all’aumentare della solitudine diminuisca significativamente la qualità di vita e aumenti la disabilità. Inoltre, i risultati mostrano come la riduzione nella propria capacità di muoversi e spostarsi autonomamente (“mobility”) risulti essere predittivo di più alti livelli di disabilità.
Nell’interpretazione dei risultati va tenuto sicuramente conto della specificità del campione (“giovani anziani” con in media un buon livello di istruzione, per la maggior parte in buona salute e attive in quanto svolgenti volontariato presso l’associazione Auser). Seppure con queste limitazioni, i risultati della ricerca TAPAS confermano l’importanza delle reti sociali e dei fattori ambientali per la salute e il benessere delle persone anziane.

· IL DIALOGO CON LE ISTITUZIONI
Invecchiare in salute è un obiettivo che abbiamo tutti. Ed è anche un diritto universale. Per questo motivo l’OMS ha inaugurato la Decade dell’Invecchiamento in Salute con un motto molto chiaro: la buona salute aggiunge vita agli anni .
Invecchiare bene è una questione che coinvolge vari aspetti, sia individuali sia collettivi.
È una questione che riguarda sia l’aspetto psicologico e fisico del singolo, sia la società in termini di caregiving, di sanità, di costi sociali e di importanza di relazioni e spazi di aggregazione.
Gli intervistati di TAPAS confermano che invecchiamento attivo significa essere attivi o attivarsi in maniera formale o informale in uno o più ambiti della sfera sociale (mercato del lavoro, volontariato, relazioni sociali, educazione permanente, assistenza a familiari, fare i nonni, ecc.) o anche personale (attività del tempo libero, hobby, turismo, giardinaggio, musica, ecc.), scegliendo liberamente l’attività o le attività nelle quali impegnarsi e in cui usare il proprio TEMPO a seconda delle proprie aspirazioni e motivazioni. TAPAS ha dimostrato che in considerazione dei suoi effetti positivi sugli individui, l’invecchiamento attivo, con buone relazioni, in SPAZI adeguati che permettono di sentirsi sicuri o di incontrarsi in sicurezza può essere considerato uno strumento di prevenzione per aspirare quanto più possibile a un invecchiamento in salute.
Partendo dai risultati ottenuti, è fondamentale il dialogo con le istituzioni e con le persone che si occupano della gestione territoriale, sociale, economica e della salute delle persone anziane, al fine di sviluppare politiche attive volte all’implementazione di servizi per il miglioramento del benessere e della qualità di vita di questa fascia di popolazione. Con la conclusione del progetto TAPAS, a partire dai risultati della ricerca e dalla loro discussione, verranno sviluppate e diffuse linee guida e raccomandazioni per la promozione di azioni relative al miglioramento dell’ambiente fisico e sociale delle persone anziane, al fine di favorire un invecchiamento sano e attivo.
Tutti i rilevanti interlocutori (regioni, ministeri, società civile, ricerca, ecc.) ai vari livelli nazionale, regionale e locale, possono realizzare in maniera partecipata (la Riforma del Terzo Settore ha introdotto gli efficaci strumenti della co-programmazione e della co-progettazione) interventi e buone politiche in materia di invecchiamento attivo e in salute. TAPAS in Aging indica che è possibile e che si può fare.