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HOMENews“IL TERZO SETTORE: LA SFIDA DELLA RIFORMA ALLA LUCE DELLA SOCIETÀ CHE CAMBIA”

“IL TERZO SETTORE: LA SFIDA DELLA RIFORMA ALLA LUCE DELLA SOCIETÀ CHE CAMBIA”

06 novembre 2020

Co-programmazione e co-progettazione: queste le due parole chiave per lo sviluppo del rapporto tra la pubblica amministrazione e il terzo settore, tema centrale del webinar “Il terzo settore: la sfida della riforma alla luce della società che cambia”, organizzato da Auser Lombardia per analizzare la situazione attuale (segnata anche dall’emergenza del Covid-19) e per celebrare l’assegnazione a Sara Barzaghi del primo premio di laurea in memoria di Sergio Veneziani, presidente che portò alla crescita esponenziale dell’associazione sul territorio lombardo. 

Sul nostro sito è pubblicata anche la biografia di Sergio Veneziani, curata da Luca Finazzi.
È stata presentata anche la prossima edizione del premio: clicca qui per il bando e clicca qui per la relativa domanda di candidatura, da inviare entro il 15 maggio 2021.
Clicca qui per leggere l’intera tesi di Sara Barzaghi, che sviluppa una raffinata interpretazione giuridica dei concetti di co-programmazione e co-progettazione.
“Abbiamo realizzato un evento che è poliedrico come la personalità di Sergio Veneziani – commenta Lella Brambilla, attuale presidente di Auser Lombardia – e rispecchia due tratti distintivi della sua dirigenza, cioè l’intuizione delle prospettive riguardanti il Terzo Settore e la visione intergenerazionale sul futuro, oggi e per tre anni rappresentata in modo tangibile anche con il premio di laurea a lui dedicato. Una parte essenziale della tesi di Sara Barzaghi analizza come il Codice del Terzo Settore metta a disposizione della comunità uno strumento idoneo a garantire l’esistenza di sistemi efficaci di servizi alla persona e con il quale si può collaborare per il bene comune. La ricercatrice ha centrato in pieno la portata rivoluzionaria della riforma del Terzo Settore, siamo cioè di fronte a un’inedita relazione tra il principio di sussidiarietà orizzontale e gli istituti tradizionali del diritto amministrativo: significa che realtà come Auser hanno un ruolo nuovo nella società. Ci è chiesto coraggio nel proseguire le nostre attività e anche nello svolgere un ruolo politico più importante, a partire dalla denuncia di carenze che noi stessi abbiamo incontrato. Sergio vuole che la sua Auser continui a lavorare in questo senso”. 
Auser Lombardia si occupa di volontariato di aiuto alla persona, invecchiamento attivo, educazione permanente e promozione sociale; oggi conta in ambito regionale circa 460 sedi e 9.500 volontari attivi su un totale di oltre 71.000 soci. Perché, anche durante la prima fase di picco del Covid-19, Auser ha avuto un ruolo così significativo nelle comunità?
Lo ha spiegato Andrea Volterrani (Università di Roma Tor Vergata): “Negli ultimi 20 anni tante associazioni hanno posto molta attenzione ai servizi per la comunità, non tutti si sono posti il problema di lavorare con la comunità. È una deriva economicistica o aziendalistica, che porta in tempi normali all’indifferenza su chi svolga il servizio purché il servizio ci sia. Durante il lockdown, però, quando i legami sono cambiati, chi aveva instaurato reali rapporti con la comunità è stato percepito e riconosciuto dalla comunità stessa, mentre chi non le aveva ha fatto fatica a sopravvivere. Ai tavoli della co-programmazione e della co-progettazione devi essere rappresentativo della tua comunità, devi conoscerla nel profondo anche attraverso strumenti di partecipazione democratica, se occorre anche digitali, e devi essere in grado di prevedere il suo futuro. Non basta una legge per cambiare una cultura politica di un territorio, servono un percorso di condivisione e legami di fiducia con la pubblica amministrazione e con la comunità in cui si hanno le radici. Il ruolo sociale che si ha non è riducibile ai servizi che si fanno”. 
L’economista Daniele Checchi (Università degli Studi di Milano), ha dato un ulteriore spunto di riflessione: “Il Terzo Settore vale statisticamente il 4,5-5% del PIL ed è una sottostima perché conta come valori solo le transazioni che hanno valore economico. È un approccio fortemente criticato: tutto il lavoro di cura gratuito nelle famiglie non rientra in questo conteggio, così come il volontariato. Non sono a conoscenza di studi sistematici in cui si cerchi di care un valore definito a questo tipo di attività, eppure il valore principale della galassia del Terzo Settore è che c’è uno scambio tra fornitura di tempo in cambio di senso e di cittadinanza, identità, partecipazione. Questo è il senso che deve stare in ogni piano di riordino e la riforma va in questa direzione, riconoscendo il valore simbolico in cui si legge anche il fatto di esser un laboratorio di sperimentazione”. 
Franca Maino (Università degli Studi di Milano), esperta di secondo welfare, si è interrogata sul ruolo del Terzo Settore ai tempi del Covid-19: “La crisi del 2008 aveva già messo in crisi il sistema di protezione sociale, la crisi pandemica mette sale sulle ferite – spiega la professoressa -. Il nostro welfare è ancora molto tradizionale, non si rivolge ancora ai nuovi problemi come la solitudine, l’invecchiamento, la scarsa natalità, la conciliazione vita-lavoro, nuove povertà e fragilità, i Neet, la sanità territoriale, la mobilità sociale ferma, i servizi per l’infanzia e per la scuola. I costi sono sulle famiglie e cosa succede con la pandemia? Evento imprevisto e focalizzante, apre finestre di opportunità per introdurre cambiamenti di policy. Il Terzo Settore deve rimettere in discussione i propri modelli organizzativi, aiutando a rilanciare nel Paese il cosiddetto terziario sociale che è risposta ai bisogni e favorisce lo sviluppo dei territori. Il volontariato, nello specifico, deve reagire strategicamente con strumenti nuovi e innovativi. 
Auser, ad esempio, ha subito fatto un investimento nella tecnologia e a fare la differenza sono state l’esperienza accumulata negli anni, la struttura organizzativa forte già esistente e la flessibilità, insieme alla volontà di mettere sempre al centro le persone e i loro bisogni. Va costruito un legame sempre più solido tra ecosistema del Terzo Settore in quanto tale e le amministrazioni pubbliche, avendo sullo sfondo l’agenda 2030 per concorrere allo sviluppo del territorio contenendo le diseguaglianze”. 
Elena Lattuada, Segretaria Generale di CGIL Lombardia, interpellata da Fulvia Colombini (Presidenza Auser Lombardia) che ha coordinato l’intera iniziativa e ha moderato l’incontro collegando con un filo logico le varie riflessioni, ha convenuto sul fatto che ascolto e dialogo continui tra sindacati e Terzo Settore siano una chiave di volta per favorire il cambiamento voluto dalla riforma.
Le conclusioni sono state affidate a Enzo Costa (Presidente Auser Nazionale): “In una società che invecchia e in cui la famiglia è disgregata, con il 30% degli anziani che vive solo e che se viene isolato non esiste proprio, il Terzo Settore ha la missione di portare il Paese a essere più equilibrato e meno diseguale, in cui la ricchezza va bene purché non generi povertà. Auser, un’associazione prevalentemente di anziani, ha assistito 80mila persone sole durante il primo lockdown e in Lombardia oltre 200 giovani si sono uniti a noi. Auser è portatore di cultura della relazione con la persona. Siamo in un momento di cambiamento epocale che dà al Terzo Settore riconoscimento giuridico e quando ci sarà la qualifica ETS smetteranno anche tanti abusi. Servono le capacità di fare rete, come rete di associazioni locali possiamo essere soggetti portatori di interessi perché conoscitori dei bisogni della popolazione. Servono momenti di formazione tra Terzo Settore e pubblica amministrazione, perché i tempi di un processo culturale non sono brevissimi: bisogna partire e partire in fretta. Servono fantasia e nuovi paradigmi: siamo poveri quando ci manca qualcosa di essenziale, la produzione di senso è qualcosa che fa volare la fantasia nel trovare risposte concrete”.